Grinta, un costrutto misurato dal PVQ Personality Values Questionnaire

Grinta: alla ricerca di un unico tratto per prevedere il successo in diversi campi e discipline. Le basi teoriche e metodologiche del report GRIT parte del PVQ - Personality Values Questionnaire

Grinta Immagine

1. Introduzione

Duckworth e Peterson hanno cercato di identificare un unico tratto che potesse aiutare a prevedere il successo in diversi campi e discipline. I due autori hanno sviluppato un questionario di autovalutazione e una scala per misurare questa nuova caratteristica che hanno denominato grinta e l’hanno identificata come un costrutto multidimensionale composto da due fattori – la coerenza degli interessi e la perseveranza nell’impegno.

Con il PVQ si è inteso di introdurre degli elementi  volti ad identificare un modello alternativo basato su teorie più tradizionali a partire dalla motivazione al successo e da più consolidate teorie della personalità.

Una rivisitazione della letteratura ci ha fatto ipotizzare che la grinta fosse in realtà un modello multidimensionale basato su tre fattori comuni sia alle teorie della personalità (teorie dei tratti) sia alla motivazione al successo.

Questi fattori trovano fondamento nell’etica del lavoro intesa come motivazione e impegno, nell’orientamento a lungo termine inteso come direzione verso il futuro e nella resilienza intesa come la capacità di superare gli ostacoli e le difficoltà emergenti.

Tuttavia, i risultati della nostra analisi hanno rilevato che il modello proposto per il costrutto Grinta era molto simile al modello proposto da Duckworth e Peterson, anche se questi ultimi hanno riscontrato che l’orientamento a lungo termine e la resilienza sono stati utili, come pure i due fattori del tratto.

L’etica del lavoro intesa come motivazione al raggiungimento degli obiettivi non è stata inclusa nel modello teorico finale.

I risultati dello studio forniscono prove sulla validità convergente e discriminante nonché sulla validità meditante criterio e forniscono una misura più affidabile e valida della Grinta e rilevano una predittività della performance lavorativa nel contesto delle organizzazioni che hanno partecipato allo studio.

 

2. Oltre il modello dei Big Five

Il Five Factor Model (FFM) o modello dei Cinque Fattori composto da Coscienziosità, Nevroticismo, Estroversione, Gradevolezza e Apertura Mentale sviluppato da Goldberg e colleghi negli anni ’80, è stato considerato un importante passo avanti per i test di personalità rendendoli più accessibili agli utenti dei test (Tett & Christiansen, 2007).

Sebbene il modello dei Big Five sia stato ampiamente accettato e sia ritenuto un valido predittore della performance lavorativa (Barrick & Mount, 1991), da più parti si ritiene che la personalità rappresenti soltano il 15% della varianza delle performance in condizioni ottimali.

L’uso di questionari di personalità ai fini della selezione è stato messo in discussione in un simposio del 2007 (Morgeson et al., 2007).

Inoltre, Paunonen e Jackson (2000) hanno sostenuto che, pur offrendo un quadro adeguato per l’organizzazione dei tratti, il FFM (modello a cinque fattori) è stato sviluppato sulla base dell’analisi fattoriale di quegli aggettivi più frequentemente utilizzati e, di conseguenza, sono stati omessi quei tratti che in quel periodo storico non erano oggetto di ricerche particolarmente frequenti e/o comunemente condivise.

I limiti evidenziati dal modello a cinque fattori ha convinto Duckworth e Peterson (2007) ad esplorare dei nuovi tratti che superassero la tassonomia consolidata riferibile ai soli cinque grandi fattori.

 

3. Background e contesto

Informazioni sulla costruzione del modello alla base del report del test

Duckworth e Peterson si misero a studiare perché alcuni individui riescono più di altri a realizzarsi pur partendo da uno stesso livello di intelligenza. I due autori hanno cercato di identificare un unico tratto che potesse aiutare a prevedere il successo in diversi campi e discipline.

Grinta: il giornalista attivista Julian Assange

Il loro studio li ha portati ad identificare un tratto o un fattore di personalità che hanno chiamato Grinta (il temine in inglese è Grit). Per loro la grinta è sinonimo di “perseveranza e passione a lungo termine” (Duckworth et al., 2007, p. 1087)” (Duckworth et al., 2007, p. 1087).

Anche se hanno trovato che la scala fosse in qualche misura simile alla coscienziosità e all’orientamento al successo, sono stati attenti a distinguere la Grinta come costrutto da altri costrutti di personalità o di valori.

Hanno distinto la Grinta dalla Coscienziosità per quanto concerne la coerenza con gli obiettivi a lungo termine e non solo con un unico compito o obiettivo.

Inoltre, hanno distinto la Grinta rispetto al bisogno di realizzazione come definito da McClelland (1961), in quanto gli obiettivi fissati da individui che hanno un elevato bisogno di successo sono obiettivi raggiungibili e sono guidati da ricompense intrinseche o estrinseche, mentre gli individui grintosi mostrano impegno verso obiettivi a lungo termine e stimolanti, indipendentemente dalle ricompense associate o dalla presenza di feedback positivi.

 

Duckworth e Peterson hanno sviluppato un questionario di autovalutazione e una scala specifica per misurare la Grinta. Con i loro studi hanno scoperto che la Grinta è un costrutto multidimensionale composto da due fattori. Tali fattori sono stati definiti come Continuità degli interessi e Perseveranza degli sforzi. Entrambi sono stati confermati anche da uno studio indipendente di Maddi et al. (2012) che ha dimostrato l’affidabilità della misura di self-report sviluppata da Duckworth e Peterson e la capacità della scala di prevedere il conseguimento di obiettivi a lungo termine.

 

4. Definizione del Costrutto

Mentre Duckworth e Peterson si sono orientati allo sviluppo di una scala per la misura della Grinta con le limitazioni della cornice teorica del Five Factor Model (FFM) richiamate da Paunonen e Jackson e della pratica abituale dei test di personalità menzionata da Morgeson e dai suoi colleghi (Duckworth et al., 2007), molte di queste limitazioni sono state successivamente confutate da Tett e Christiansen (2007).

È grazie a Tett e Christiansen che si possono ottenere stime di validità più elevate attraverso la combinazione di molteplici fattori che ci hanno portato a revisionare il modello concettuale alla base della scala sulla Grinta di Duckworth e Peterson.

Oltre a questo, Duckworth e Peterson si sono concentrati principalmente sui limiti collegati al modello teorico dei FFM, ma non hanno esaminato altri modelli di personalità e di motivazione al successo.

Conseguentemente, piuttosto che affidarci ai due fattori di Duckworth e Peterson (Costanza degli interessi e Perseveranza negli sforzi) come base per definire il costrutto, noi abbiamo formulato l’ipotesi che la Grinta fosse in relazione a concetti più consolidati che si riscontrano nelle teorie della personalità e nella letteratura sul bisogno di realizzazione.

Grinta: l’astrofisica Margherita Hack

Sebbene Duckworth abbia identificato la Grinta come un tratto completamente nuovo, l’elevata correlazione che anche questa autrice ha riscontrato con la scala Coscienziosità (r = .77) e il legame che appare molto forte con altri tratti e valori, come l’etica del lavoro, la resilienza, la perseveranza ed il bisogno di realizzazione, sollevano la questione se effettivamente la Grinta sia un costrutto realmente originale e indipendente oppure se non sia già stato quantificato con altre scale simili, che però sono state denominate in modo diverso.

Per tale motivo, oltre a creare una nuova scala, dovremmo effettuare uno studio comparativo della scala stessa mettendola in correlazione con misure già consolidate per quanto riguarda l’etica del lavoro, la resilienza e l’orientamento a lungo termine.

Rimanendo in linea con i risultati riportati da Duckworth e Peterson, questo nostro lavoro definisce la Grinta come “perseveranza e passione per il raggiungimento di obiettivi ambiziosi a lungo termine”.

Partendo da una rassegna del modello proposto da Duckworth e Peterson e da una analisi delle teorie della personalità e della letteratura sulla motivazione alla realizzazione, abbiamo stabilito che la Grinta può essere correlata a tre costrutti o fattori noti:

Il primo fattore con cui relazioneremo la Grinta è l’Etica del lavoro che ha le sue origini nella nozione di Weber di etica del lavoro protestante (Cassidy & Co.Lynn, 1989). In questo ambito un individuo grintoso è colui che è motivato a fare. Sono individui che trovano appagamento nel lavoro in sé e non nel perseguimento di altre ricompense estrinseche.

Il secondo fattore che intendiamo mettere in relazione con la Grinta è la Resilienza. Sebbene questo costrutto sia stato già ampiamente esaminato nell’ambito della psicologia clinica e in modo specifico in campo psicopatologico, esso è ritenuto fortemente correlato con la scala del Nevroticismo già isolato  nei Cinque Grandi Fattori e/o con la scala che misura della Stabilità Emotiva, la scala f(C) del modello di Cattell (Friborg et al., 2005).

Qui intendiamo definire la Resilienza come la perseveranza di fronte agli ostacoli e alle battute d’arresto.

Le persone grintose sono persone resilienti che ritengono che nessun problema sia insormontabile e che nessuna sfida sia troppo ardua.

Il terzo fattore è l’orientamento a lungo termine, inteso come la capacità di un individuo di evitare distrazioni e di concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine, ripreso dalla psicologia comportamentale e dagli studi condotti sulla gratificazione ritardata.

 

5. Finalità e campo di applicazione del test

Campo di applicazione
Il test è stato sviluppato per la selezione e l’identificazione delle persone che ottengono risultati migliori.

Amministrazione del test
Il test è stato somministrato sotto forma di questionario individuale on line con l’obiettivo di mantenere il tempo di somministrazione inferiore ai 5 minuti. Il test è stato in prima istanza somministrato suddividendolo in due parti, uno era quello della scala sulla Grinta di Duckworth e Peterson, l’altro era una scala aggiuntiva volta alla misurazione della Grinta che comprendeva la misurazione dell’etica del lavoro, la misura della resilienza e della capacità di adattamento ed orientamento a lungo termine.

Pertanto il tempo di amministrazione nel suo complesso per le prove in combinazione è stato stabilito che non fosse superiore ai trenta minuti, anche per ridurre la possibilità di eventuali errori causati dalla fatica o dalla perdita di interesse dei soggetti rispondenti.

 

Natura degli item e interpretazione dei risultati
Il test è composto da domande a risposta chiusa utilizzando una scala Likert a 5 passi, che può andare da “molto simile a me” a “per niente simile a me”.

Si è scelto di utilizzare la scala a 5 passi in quanto una scala con un numero maggiore di possibili risposte non garantisce una maggiore affidabilità (Hinkin, 1998).

Per garantire che fosse misurata l’intera gamma del costrutto, sono stati utilizzati anche degli item con punteggio inverso. Gli item sono stati categorizzati da 1 a 5 e poi sommati per ottenere i punteggi dei fattori individuali relativi all’etica del lavoro, alla resilienza e all’orientamento a lungo termine.

 

Ipotesi di tridimensionalità
Il costrutto di Grinta, come viene definito in questo studio, è un costrutto multidimensionale che si compone di tre fattori.

Questi fattori sono l’etica del lavoro, la resilienza e l’orientamento a lungo termine.

Grinta: l’imprenditore e cofondatore Apple Steve Jobs

6. Generazione degli item

In linea con la procedura di Hinkin per lo sviluppo delle scale di misura, è stato utilizzato un approccio deduttivo per la realizzazione degli item componenti le scale (Hinkin, 1998).

Con tale metodo, si è proceduto a una rassegna della letteratura in concomitanza con una revisione delle scale esistenti in relazione al costrutto e a misure analoghe.

Questa rassegna ha gettato le basi per la formulazione della definizione del costrutto e delle dimensioni che lo compongono e che successivamente ne costituiscono la base sviluppo degli item della scala.

È stata data particolare attenzione a garantire che gli item della nuova scala della Grinta non fossero copiati né corrispondessero esattamente agli item della scala originale. Pertanto, i nuovi item dovevano essere unici in quanto dovevano misurare il pattern revisionato del costrutto.

Nonostante Hinkin sostenga che sarebbero sufficienti solo tre item per dimostrare un’adeguata affidabilità della consistenza interna, si è ritenuto che, per misurare adeguatamente l’ampiezza di ciascuna dimensione, sarebbero stati necessari più item nelle dimensioni delle scale definitive (Hinkin, 1998).

Di conseguenza, sono stati sviluppati in totale 36 items per misurare tutte le dimensioni previste.

Essi sono stati poi inseriti nella forma finale e definitiva del test PVQ, mescolati insieme agli altri item del Personality Values Questionnaire.

Per ulteriori approfondimenti sulla ricerca si può scaricare l’articolo orginale cliccando sul pulsante qui sotto TRUE GRIT:

TRUE GRIT

 

Un esempio di rapporto interpretativo sulla Grinta con il PVQ – Personality Values Questionnaire

 

 

Riferimenti bibliografici

Bearden, W., Money, R. & Nevins, J. (2006). A measure of long-term orientation: development and validation. Academy of Marketing Science, 34 (3), 456-467.

Cassidy, T. & Lynn, R. (1989). A multifactorial approach to achievement motivation: the development of a comprehensive measure. Journal of Occupational Psychology, 62, 301-312.

Cheng Y., Shein, P. & Chiou, W. (2012). Escaping the impulse to immediate gratification: the prospect concept promotes a future-oriented mindset, promoting an inclination towards delayed gratification. British Journal of Psychology, 103, 129-141.

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Conner, K. & Davidson, J. (2003). Development of a new resilience scale: the Conner-Davidson resilience scale (CD-RISC). Depression and Anxiety, 18, 76-82.

Duckworth, A., Perterson, C., Matthews, M. & Kelly, D. (2007). Grit: Perseverance and passion for long- term goals. Journal of Personality and Social Psychology, 92(6), 1087-1101.

Friborg, O., Barlaug, D., Martinussen, M., Rosenvinge, J. H. & Hjemdal, O. (2005). Resilience in relation to personality and intelligence. International Journal of Methods in Psychiatric Research, 14(1), 29-42.

Hinkin, T. R. (1998). A brief tutorial on the development of measures for use in survey questionnaires. Organizational Research Methods, 104(1), 104- 120.

Maddi, S., Matthews, M., Kelly, D., Villarreal, B. & White, M. (2012). The role of hardiness and grit in predicting performance and retention of USMA cadets. Military Psychology, 24, 19-28.

Mirels, H. & Garrett, J. (1971). The protestant ethic as a personality variable. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 36 (1), 40-44.

Morgeson, F., Campion, M., Dipboye, R., Hollenbeck, J., Murphy, K. & Schmitt, N. (2007). Reconsidering the use of personality tests in personnel selection contexts. Personnel Psychology, 60(3), 683-729.

Paunonen, S. & Jackson, D. (2000). What is beyond the Big Five? Plenty! Journal of Personality, 68(5), 821- 835.

Tett, R. P. & Christiansen, N. D. (2007). Personality tests at the crossroads: a response to Morgenson, Campion, Dipboye, Hollenbeck, Murphy, and Schmidt (2007). Personnel Psychology, 60, 967- 993.

 

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